Capita sempre di rileggere quel che si è scritto. Nel nostro hobby ciò è reso possibile dalle tracce lasciate sui forum di discussione che spesso ripercorro non senza sorrisi!
Nel lontano 2006, dopo circa un anno di letture, decido di mettere a segno un progetto che cambierà per sempre la mia concezione dell'acquario.
Da un certo punto di vista, forse un po' romantico, sancirà la mia metamorfosi.
Un giorno ancor più lontano nel tempo, infatti, mi recai in un negozio di Alghero e, con mia immensa sorpresa, vidi che il negoziante faceva sfoggio di una splendida vaschetta marina proprio sul banco di vendita! Non credevo ai miei occhi... Era riuscito a riprodurre un piccolo habitat naturale con qualche corallo molle, macroalghe e anfipodi regnanti! Vi era anche un Gobiodon okinawae, assoluto fulcro della visuale!
Colpito profondamente da quello spettacolo cominciai a covare l'ardente desiderio di sperimentare una nuova avventura al sapore di sale...
Lessi tantissimo, dalle discussioni dei forum agli articoli, fino a comprendere che poteva essere una strada percorribile quella di acquistare un Mirabello 30 (anch'esso un gran bell'acquario), modificare l'illuminazione con il fai da te (la portai a 4 x 9 watt PL con due attiniche e 2 da 10000K), togliere il filtro interno, mettere della sabbia corallina fine sul fondo e cominciare con la maturazione non appena fossero giunte le rocce vive.
Ecco il vero problema, le rocce vive...
Devo aprire una doverosa e dolorosa parentesi.
Sappiamo benissimo che le rocce sono il cuore pulsante del nostro acquario. La loro flora e fauna rappresentano il seme della maturazione. Sono il filtro indiscusso del metodo naturale, del Berlinese puro e, in parte, anche del DSB. La scelta delle rocce è un momento intimo per l'acquariofilo, che sa di operare una decisione fondamentale per la vita della sua vasca!
Bene, in Sardegna poter scegliere le rocce vive da inserire in acquario è pura utopia! Credo che sarà il più grande problema che dovrò affrontare con la vasca che descriverò in questo blog... Ma ne parleremo più avanti!
Ai tempi, dunque, feci l'errore comune di fidarmi dei consigli ricevuti in un rinomato forum da altrettanto rinomati utenti ed acquistai 5 chili di Heliopora da un commerciante online.
Non avendo mai visto rocce dal vivo, in particolare Heliopora, inserii quelle che mi spedirono nella mia vaschetta e sancii l'inizio di una battaglia interminabile...
Come potete vedere conservo tantissime fotografie del periodo di maturazione del nanoreef, anche perchè la vasca non maturava mai!!!
Nel tempo continuai, peraltro, a commettere errori su errori: aggiunsi durante la maturazione altra sabbia per arrivare a cira 5-6 cm di spessore; cambiai illuminazione aprendo la vasca (tolsi il coperchio, forse una delle poche cose corrette!) e mettendo 72 watt PL; aggiunsi altri 5 chili di rocce (stavolta molto belle).
Tutto ciò non fece altro che procrastinare all'infinito la maturazione, mentre tragicamente cominciava ad accadere ciò che sconvolse definitivamente l'equilibrio della vasca: le Heliopora, recanti il tessuto esterno praticamente ancora in vita al momento dell'inserimento, cominciarono a morire, mentre la sabbia aggiunta si rivelò di origine mediterranea e ricca di sostanza organica di rifiuto!
Da quel momento la vasca precipitò in una condizione di continua invasione di cianobatteri, prolifici nel turbinio di inquinanti costantemente rilasciati da rocce e sabbia, solleticati dalla luce delle PL e dal poco movimento in vasca.
Per mia fortuna in quel periodo conobbi Michele e cominciai a frequentare un forum di appassionati molto preparati. Ricevetti consigli preziosissimi e la vasca, sebbene in condizioni disperate, la riprendemmo in mano!!!
Ecco il link della discussione sul forum: lo riporto perchè, come ho detto all'inizio del post, rileggerlo mi dona diversi sorrisi (ma non mi rende la fatica e i soldi investiti in un nano di 30 litri lordi!!!).
Comunque, per farla breve, dopo un anno e mezzo levai tutta la sabbia e passai a 150 watt HQI, aumentai il movimento e inserii addirittura sps! Ma nonostante tutti i miei sforzi, quelle maledette rocce continuavano a rilasciare gradualmente inquinanti...
Ecco delle foto del mio nanoreef che, dopo più di un anno di cianobatteri, venne addirittura ribattezzato il "Cianoreef"!!!
Alla fine decisi di intraprendere una strada rischiosa ma che, alla fine, si rivelò corretta e mi diede l'opportunità di godere di una vaschetta di tutto rispetto: ERITROMICINA!
Essendo io un microbiologo sapevo esattamente i pro e i contro dell'uso di un antibiotico in un sistema che fa dei batteri il basamento fondante...
Sempre nell'ottica dell'amarcord ecco una discussione che fece eco nel forum di ReefItalia:
Archiviati i ciano le cose andarono meglio, molto meglio.
Vorrei terminare questo post con una rassegna di foto di una vaschetta che ha trasformato l'odio per gli errori in amore per questo meraviglioso hobby!
Le ultime due foto, in particolare, mostrano le crescite di una prostrata in 4 mesi (da ottobre 2007 a febbraio 2008)!!!