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mercoledì 26 giugno 2013

E allora muoviti! Tunze 6095 e controller Tunze 7096

Anche questo piccolo tassello è posizionato! Il puzzle prende forma!
Sono in attesa di due ottime Tunze Turbelle 6095 e del controller, con interfaccia usb, Tunze 7096.
Queste saranno il cuore pulsante del mio angolo di reef! Il movimento garantito dovrebbe essere ottimale, anche se, lo si sa, in un acquario di barriera il movimento non basta mai (oltre a dipendere da tanti fattori come, ad esempio, il layout)! 
La scelta di questi gioiellini è legata, infatti, al metodo di gestione, al consumo energetico ridotto ed alla silenziosità garantita (cosa che non si può dire delle ottime concorrenti ecotech)! Oltre, ovviamente, alle caratteristiche tecniche e di ridotto ingombro.
Inoltre, una delle due sarà collegata tramite apposito safety connector a una fonte di energia sussidiaria per scongiurare gli effetti devastanti di un possibile blackout. Ma questo è un altro post...

Domanda: "Come illuminare una vasca 100x60x65?" Risposta: ""ATI Powermodule 10x39 Watt T5!"

Prima di scegliere il tipo di illuminazione che alimenterà (è il termine corretto!) la propria vasca, bisogna sempre chiedersi che cosa si vuole ottenere da essa.
Questa regola non vale solamente per le reef tanks, ma anche per gli acquari di acqua dolce.
Dopo tanti anni di esperienza, per mia fortuna, so cosa voglio dalla mia vasca marina tropicale: nessun limite! Debbo poter allevare al meglio qualunque specie animale!
Ciò implica, purtroppo, una nota dolente, ovvero un grande dispendio energetico per l'illuminazione della vasca.
Qualcuno di voi starà pensando: "perchè un grande dispendio quando ci sono i LED?".
Semplicemente perchè la tecnologia è ancora in fase di sperimentazione, in continua evoluzione e l'unica plafoniera per la quale avrei optato costa quanto 2 stipendi!
Ad oggi niente è, a mio modesto parere, affidabile come i T5 e le 400 watt HQI! Le migliori vasche, stabili da anni, adottano queste tecnologie.
Inoltre non sono disponibile ad alcuna sperimentazione, visto che non posso permettermi errori (mia moglie butterebbe via me e l'acquario!): il successo deve essere garantito!
Tutto ciò mi ha portato alla scelta dell'illuminazione: una plafoniera quanto meno 8x39 Watt T5... Se ATI ancora meglio... Se una powermodule perfetto!!!
Nel mercatino di un noto forum mi sono imbattuto in un utente davvero gentile ed appassionato che, al contrario di me, vuole sperimentare i LED. Dunque, la sua Powermodule 10x39 è stata messa in vendita ad un prezzo davvero ragionevole! Più che ragionevole!
L'occasione, giunta dopo mesi di ricerca sul forum, non potevo certo farla scappare! 
Eccola qua, il giorno dell'arrivo!





Sebbene l'imballo fosse fatto a regola d'arte, la plafo è arrivata con la scatola dei connettori rotta. Nessun problema comunque, visto che nel mio progetto quella scatola sarebbe dovuta sparire! Anzi, un motivo in più per farla scomparire!
Nell'ultima fotografia, come si vede, si notano due cose: la prima è la manina di mia figlia Matilde; la seconda è che solo 8 neon sono accesi. Due, infatti, rimanevano spenti perchè staccati dal precedente utilizzatore, il quale preferiva illuminare con solamente 8 neon.
In effetti, la plafoniera in questione ha 2 accensioni: la prima prevede quella separata di 2 soli neon (solitamente gli attinici); la seconda comanda i rimanenti 8.
Nel caso in cui si vogliano usare solamente 8 neon, si potrebbe procedere o con lo spegnimento dei 2 attinici e l'accensione degli altri 8, oppure scollegando due neon.
Quest'ultima scelta avviene perchè, di norma, su 10 neon solamente 2 sono attinici e, se si spegnessero, non potremmo godere dei vantaggi della loro profondità illuminazione.
La cosa si potrebbe anche risolvere prevedendo su 10 almeno 4 neon attinici: due si spegnerebbero e accenderebbero separatamente, gli altri rientrerebbero nel novero dei restanti 8.
Tutto, ovviamente, in relazione alla scelta di illuminare con solo 8 neon e di non modificare l'ottima plafoniera!!!
Ora solo una cosa rimane da studiare: come appenderla? Ci stiamo lavorando!!!

La scelta della vasca ed il suo arrivo!

Il progetto di un angolo di reef parte proprio dall'individuare il giusto posto nella mia abitazione: assenza di luce diretta, colpo d'occhio garantito, sostegno portante, spazio.
Questi vincoli mi hanno portato ascegliere un angolo nella mia abitazione che risiede all'ingresso (nell'anticamera) e che benissimo si sarebbe prestato ai lavori che dovrò mettere in campo per rendere unico e comfortevole il progetto.
Seguiranno, infatti, altri post con demolizioni e tracce, passaggio di tubi e corrugati, che Michele mi aiuterà a mettere in opera.
Detto questo, sembrava opportuno scegliere una vasca che avesse dimensioni importanti (non voglio cambiarla tra qualche anno perchè sento la necessità di aumentare il litraggio) e al contempo fosse "sostenibile" (per il peso ovviamente!).
Più in là cercheremo, invece, di renderla sostenibile anche in termini di consumi energetici. Ora la priorità è la messa in opera.
Trovato il luogo adatto ecco le misure: una bella 100x60x65(h), alta il giusto per un bel dsb.
Ottimo! E adesso? Che vasca scegliere? Dove acquistarla?
Parte la richiesta di preventivi per una vasca in extrachiaro frontale e nei laterali (entrambi, anche se sarà visibile su 2 lati e non 3) che soddisfi un'estetica simil-acrilico.
Tra le varie ricerche mi sono imbattuto in alcuni post su un noto forum di acquariofilia nei quali gli utenti mostravano delle vasche eccezionali con un effetto davvero unico: sembravano in acrilico sebbene in extrachiaro! Con siliconature impeccabili e posteriore sabbiato. Proprio la tipologia di vasca che cercavo.
Infatti, sebbene molto affascinato, ho desistito dall'acrilico e dalle sue molteplici proprietà (non ultimo il suo peso esiguo che avrebbe sicuramente giovato sul mio solaio!).
Ho dunque richiesto il preventivo al negoziante e questi (persona devo dire di rara cordialità) mi ha saputo accontentare.
Risolto lo scoglio della spedizione (dal continente a Sassari solo grazie ad Arnaldo, il migliore dei cognati!!!), eccola in tutto il suo splendore ancora celato!
 



 Ebbene si! A tutt'oggi è ancora parzialmente imballata ed attende di poter ergersi sulla sua struttura di supporto per dominare l'ingresso del mio appartamento!
Momentaneamente accontentatevi del momento in cui l'ho caricata in macchina!!! Certo, è vero, l'imballaggio è un pochino di fortuna ma, come dice il secondo principio della termodinamica: "durante un processo non importa sapere il percorso per passare da uno stato A ad uno B, l'importante è che ci passi"! Sembra, infatti, tutto a posto e l'acquario integro!
Vedremo quando sarà libero e in posizione.
Di seguito, invece, il sistema di carico e scarico scelto, un piccolo omaggio del gentile venditore e uno scorcio dei fori per lo scarico (del 40) e la risalita (del 25).




I fori sono stati fatti al centro del vetro posteriore. So che molti reputano questa scelta antiestetica, ma, al pari della scelta di avere entrambi i laterali in extrachiaro (sebbene uno non sia visibile), consente di poter un domani spostare (se non vendere) la vasca senza avere dei vincoli!
L'avventura continua con la scelta e l'arrivo della plafoniera!

domenica 16 giugno 2013

Il peso della passione... Problemi di statica!

Non tutti pensano che la forza di gravità possa essere un nemico nel nostro hobby!
Ma quando si ipotizza un progetto importante, superiore a 200 litri netti, allora cominciate ad interrogarvi sulla sua fattibilità! Sempre che non abitiate al pian terreno sopra solide fondamenta!!!
Beh, questo non è il mi caso purtroppo... Abito al secondo e ultimo piano di una splendida palazzina del 1930 costruita in tufo da mio bis nonno.
Come praticamente tutti sapranno, il solaio di una tale costruzione non può reggere oltre i 250/300 Kg per metro quadrato. Se pensate che una vasca da 400 litri lordi, compresa di sump e tecnica, può tranquillamente superare i 500 Kg (spesso distribuiti in una superficie inferiore al fatidico metro quadrato), sorge dunque un piccolo problema di statica!
Ho però dalla mia la fortuna di avere l'appoggio e il sapere di Michele (ha esperienza e maestria da vendere) e di amici ingegneri ed architetti.
Per ovviare alla problematica di cui parliamo, infatti, le soluzioni possibili sono fondamentalmente 3:
  1. rinforzare il solaio e scaricare il peso dell'acquario su una superficie più larga possibile in maniera uniforme;
  2. avendo la possibilità di posizionare l'acquario a ridosso di una muratura portante, scaricare completamente il peso su questa oberando dal lavoro il solaio;
  3. alleggerire il peso gravante sul solaio ripartendo il lavoro sulla muratura portante.
Devo premettere che ogni situazione è differente e che, ovviamente, il parere tecnico è sempre da richiedere nel caso si vogliano effettuare lavori di questo genere.
Così ho fatto io, studiando e chiedendo verifiche di calcolo per evitare che, un domani, l'acquario fosse goduto da mia zia al piano di sotto!!!
Dunque, non nego, almeno due mesi sono stati dedicati alla ricerca della soluzione più corretta.
Non certo la prima prospettata, in quanto intervenire sul solaio sarebbe davvero da folli in tutti i sensi (spese esorbitanti e pari disagio).
La seconda soluzione è sempre stata la più allettante, ma non la vincitrice... In effetti, la posizione dell'acquario in casa mia è particolarmente felice, in quanto sarà posto all'angolo di due muri portanti. L'idea sviluppata con Michele era quella di costruire praticamente un terrazzino a sbalzo dentro casa!
Ecco il progetto disegnato da Michele:


Questo progetto, sebbene sicuramente fattibile, portava con se alcune possibili (anche se improbabili) complicazioni: indebolire i portanti in case così vecchie non è sempre consigliabile; con il tempo la struttura avrebbe potuto causare delle microfratture proprio sui portanti minando la stabilità.
Sebbene le ipotesi fossero alquanto remote, nel progetto per me è impensabile lasciar adito a qualsiasi dubbio o incertezza!
Dunque, la soluzione che è in corso d'opera (non prima di aver pensato a tutti i minimi particolari), prevede l'applicazione del progetto suggerito da Fabrizio (architetto, caro amico e collaboratore al progetto), basato sulla distribuzione del lavoro tra solaio e pareti portanti.
Ciò prevede la costruzione di una struttura in acciaio zincato (fatta a regola d'arte) che troverà diversi punti di ancoraggio chimico (tassellatura) su entrambe le murature portanti.
Dunque, ecco il progetto preliminare (passibile di piccole modifiche) in una prima parziale elaborazione 3d by Michele:

venerdì 14 giugno 2013

Il progetto...

Il progetto della vasca che realizzerò, spero in tempi brevi, ha impegnato in particolare me e Michele (in generale un centinaio di persone!) in ore di conversazione e scambi di opinioni...
L'unica comune idea è sempre ricaduta sul metodo di gestione: DSB e acqua del Mediterraneo!
In ciò siamo sempre convenuti, convinti dell'efficacia filtrante di un letto di sabbia (non carbonato di calcio, attenzione, bensì aragonite), coadiuvato in parte delle rocce e alimentato da acqua di mare aggiustata in densità, priva di aggressività ma al contempo ricca di vita.
Oltre a ciò, in sump uno schiumatoio importante, un sistema a reazione di calcio e un refugium algale per ridurre i fosfati.
La tecnica e le scelte verranno, comunque, motivate in singoli post appositi che cercherò di approfondire il più possibile!
Per il momento accontentatevi del progetto "sulla carta": un bel 100x60x65(h) e tanta passione!



venerdì 7 giugno 2013

Sapore di sale...

Capita sempre di rileggere quel che si è scritto. Nel nostro hobby ciò è reso possibile dalle tracce lasciate sui forum di discussione che spesso ripercorro non senza sorrisi!
Nel lontano 2006, dopo circa un anno di letture, decido di mettere a segno un progetto che cambierà per sempre la mia concezione dell'acquario. 
Da un certo punto di vista, forse un po' romantico, sancirà la mia metamorfosi.
Un giorno ancor più lontano nel tempo, infatti, mi recai in un negozio di Alghero e, con mia immensa sorpresa, vidi che il negoziante faceva sfoggio di una splendida vaschetta marina proprio sul banco di vendita! Non credevo ai miei occhi... Era riuscito a riprodurre un piccolo habitat naturale con qualche corallo molle, macroalghe e anfipodi regnanti! Vi era anche un Gobiodon okinawae, assoluto fulcro della visuale!
Colpito profondamente da quello spettacolo cominciai a covare l'ardente desiderio di sperimentare una nuova avventura al sapore di sale...
Lessi tantissimo, dalle discussioni dei forum agli articoli, fino a comprendere che poteva essere una strada percorribile quella di acquistare un Mirabello 30 (anch'esso un gran bell'acquario), modificare l'illuminazione con il fai da te (la portai a 4 x 9 watt PL con due attiniche e 2 da 10000K), togliere il filtro interno, mettere della sabbia corallina fine sul fondo e cominciare con la maturazione non appena fossero giunte le rocce vive.
Ecco il vero problema, le rocce vive...
Devo aprire una doverosa e dolorosa parentesi.
Sappiamo benissimo che le rocce sono il cuore pulsante del nostro acquario. La loro flora e fauna rappresentano il seme della maturazione. Sono il filtro indiscusso del metodo naturale, del Berlinese puro e, in parte, anche del DSB. La scelta delle rocce è un momento intimo per l'acquariofilo, che sa di operare una decisione fondamentale per la vita della sua vasca!
Bene, in Sardegna poter scegliere le rocce vive da inserire in acquario è pura utopia! Credo che sarà il più grande problema che dovrò affrontare con la vasca che descriverò in questo blog... Ma ne parleremo più avanti!
Ai tempi, dunque, feci l'errore comune di fidarmi dei consigli ricevuti in un rinomato forum da altrettanto rinomati utenti ed acquistai 5 chili di Heliopora da un commerciante online.
Non avendo mai visto rocce dal vivo, in particolare Heliopora, inserii quelle che mi spedirono nella mia vaschetta e sancii l'inizio di una battaglia interminabile...











Come potete vedere conservo tantissime fotografie del periodo di maturazione del nanoreef, anche perchè la vasca non maturava mai!!!
Nel tempo continuai, peraltro, a commettere errori su errori: aggiunsi durante la maturazione altra sabbia per arrivare a cira 5-6 cm di spessore; cambiai illuminazione aprendo la vasca (tolsi il coperchio, forse una delle poche cose corrette!) e mettendo 72 watt PL; aggiunsi altri 5 chili di rocce (stavolta molto belle).
Tutto ciò non fece altro che procrastinare all'infinito la maturazione, mentre tragicamente cominciava ad accadere ciò che sconvolse definitivamente l'equilibrio della vasca: le Heliopora, recanti il tessuto esterno praticamente ancora in vita al momento dell'inserimento, cominciarono a morire, mentre la sabbia aggiunta si rivelò di origine mediterranea e ricca di sostanza organica di rifiuto!
Da quel momento la vasca precipitò in una condizione di continua invasione di cianobatteri, prolifici nel turbinio di inquinanti costantemente rilasciati da rocce e sabbia, solleticati dalla luce delle PL e dal poco movimento in vasca.
Per mia fortuna in quel periodo conobbi Michele e cominciai a frequentare un forum di appassionati molto preparati. Ricevetti consigli preziosissimi e la vasca, sebbene in condizioni disperate, la riprendemmo in mano!!!
Ecco il link della discussione sul forum: lo riporto perchè, come ho detto all'inizio del post, rileggerlo mi dona diversi sorrisi (ma non mi rende la fatica e i soldi investiti in un nano di 30 litri lordi!!!).
Comunque, per farla breve, dopo un anno e mezzo levai tutta la sabbia e passai a 150 watt HQI, aumentai il movimento e inserii addirittura sps! Ma nonostante tutti i miei sforzi, quelle maledette rocce continuavano a rilasciare gradualmente inquinanti...
Ecco delle foto del mio nanoreef che, dopo più di un anno di cianobatteri, venne addirittura ribattezzato il "Cianoreef"!!!





Alla fine decisi di intraprendere una strada rischiosa ma che, alla fine, si rivelò corretta e mi diede l'opportunità di godere di una vaschetta di tutto rispetto: ERITROMICINA!
Essendo io un microbiologo sapevo esattamente i pro e i contro dell'uso di un antibiotico in un sistema che fa dei batteri il basamento fondante...
Sempre nell'ottica dell'amarcord ecco una discussione che fece eco nel forum di ReefItalia:
Archiviati i ciano le cose andarono meglio, molto meglio.
Vorrei terminare questo post con una rassegna di foto di una vaschetta che ha trasformato l'odio per gli errori in amore per questo meraviglioso hobby!
















Le ultime due foto, in particolare, mostrano le crescite di una prostrata in 4 mesi (da ottobre 2007 a febbraio 2008)!!!

Albori di passione...

Nel lontano 2004 forzo la mano e, come penso il 99% dei colleghi appassionati, acquisto un acquario dedicato ai pesci rossi!
In quel periodo possedevo, infatti, un bellissimo oranda, sinuoso e alquanto ciccione, costretto in una vaschetta che, con il passare del tempo, si era arricchita di filtro interno e arredi senza senso!
Avevo le idee chiare sulla dimensione dell'acquario da acquistare, ma non su tutto il resto!
Presi un mirabello 100 plus: 100 litri lordi, due lampade da 18 watt (neon T8), filtro interno, termoriscaldatore.
Premetto che questo acquario è ancora pienamente funzionante e splendido! Dopo aver iniziato la sua storia con un oranda, oggi ospita due bellissimi Carassius auratus per la gioia di Gabriele, il figlio di Michele. Praticamente un ciclo che si ripete e una vita che ricomincia esattamente da dove era partita!
Quell'acquario, del quale non trovo fotografie (prometto di recuperarle dal mio pc ancestrale), ha visto la mia maturazione nel campo dell'acqua dolce: aggiunsi un neon, mi diedi al fai da te ed ottenni davvero dei risultati ragguardevoli. Ovviamente non senza commettere errori...
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti...
Posso solamente dire di voler momentaneamente "abbandonare" il dolce per dedicarmi anima e corpo al marino.
Di seguito le foto delle mie ultime vasche: un Askoll Fluval Edge (non più in mio possesso) e un altro acquarietto da una ventina di litri lordi, entrambi adibiti a caridinaio.
La scelta del caridinaio è dipesa da diversi fattori:
  1. le specie di caridine da me allevate richiedono, seppur minimo, un costante controllo della qualità dell'acqua;
  2. la sfida della selezione genetica mi interessava;
  3. entrambi gli acquari non sono certo i più semplici da un punto di vista gestionale...
Di seguito le fotografie dei risultati raggiunti, ovvero eccellenti gradi di selezione (partendo da CBS grado S ho avuto panda, KK diamond black, diverse SS), bel layout e, soprattutto, un prato di Hemianthus callitricoides "cuba" fatto crescere con meno di 1 watt litro, senza concimazione e su un fondo inerte come l'akadama!!! Fate voi le considerazioni finali...







Mi presento...

Salve a tutti!
Mi chiamo Marco (cionfras è il mio nick) e vivo in quel di Sassari, luogo non proprio ideale per coltivare passioni e desideri "non convenzionali".
Ma, si sa, la volontà di realizzare una propria aspirazione è direttamente proporzionale alla passione che la sostiene e sospinge!
Dunque, proprio in questo luogo mi appresto a realizzare (spero con successo) qualcosa che desidero da tempo: un angolo di reef!
Gli studi in biologia mi hanno insegnato che il nostro amato ecosistema ha fascino da vendere, al pari dell'energia che vi circola e che si riflette in milioni di colori e sfumature, fluorescenze e estrosità della popolazione naturale.
Allo stesso tempo, la mia (poca) esperienza con un nanoreef (tantissima esperienza, invece, con l'acqua dolce) mi insegna che le chiavi del successo sono la pazienza, la conoscenza e un ottimo inizio!
Non dovrebbe stupire, dunque, che intraprendere un simile percorso, ovvero cercar di riprodurre un piccolo frammento di tale maestosità, sia impresa titanica sotto ogni punto di vista: dall'investimento in tempo, dedicato a letture e osservazione, all'investimento pecuniario!
Tutti noi appassionati sappiamo che i risultati che oggi si osservano nella riporduzione delle specie più preziose dell'ecosistema sono figli dell'incedere tecnologico... Fino a qualche anno fa si poteva sperare di ospitare nelle nostre vasche qualche corallo molle resistente a valori di nitrati e fosfati "stellari"! Certo, con il senno di poi accusare l'abitudine di filtri biologici e lane filtranti in sump è semplice... 
Il passaggio ad altri metodi di gestione, più efficaci senza dubbio, e la comparsa di tecnica più spinta (fino ad arrivare al completo automatismo) hanno permesso, permettono e permetteranno sempre più la gestione del biotopo più bello del mondo.
Cercherò di raccontare, con questo blog, l'oggettività della mia sfida, senza influenze e solo con l'entusiasmo di dire quel che penso in piena libertà.
Racconterò mesi e mesi di progettazione, di serate passate a riflettere su come realizzare il più piccolo elemento del progetto.
Racconterò le scelte, le motiverò, mostrerò i lavori, condividerò le azioni e i risultati (spero positivi).
Prima di iniziare vorrei però ringraziare apertamente Michele, amico che con me condivide questa passione e, a breve, condividerà questa avventura!
Oltre a ringraziare, ovviamente, mia moglie Manuela per la pazienza (sopporterà, cielo se sopporterà!) e mia figlia Matilde per l'indifferenza (perchè spero stia lontana dalla vasca!!!!!!!).